Dopo due anni di crisi dovuti alla pandemia c’è stata un’esplosione di richieste presso tutti i locali da parte
della clientela che voleva tornare ad uscire e ad una vita normale: questo ha comportato molte problematiche dovute alla mancanza di personale professionale, poiché coloro che prima lavoravano nel settore si sono reinventati e hanno iniziato a lavorare in altri settorio abbandonando quello turistico ricettivo.
Oltretutto molti stranieri che lavoravano nel settore sono tornati a casa e coloro che sono rimasti
preferiscono non lavorare percependo il reddito di cittadinanza oppure chiedono di non essere regolarizzati
per non perdere i vari sussidi.
“Molti ristoratori – afferma Francesco Testa, direttore dello storico ristorante romano Checco dello Scapicollo – hanno dovuto rinunciare a prenotazioni nei giorni di maggiore affluenza, spesso dicendo di essere al completo, anche se non era vero o mettendo finti cartellini di prenotazione sui tavoli per evitare che venissero occupati dai clienti che non potevano poi essere serviti.”
“Ad esempio, anche qui al ristorante Checco dello Scapicollo – continua il ristoratore – il giorno di Pasqua abbiamo rinunciato a circa 300 persone perché non eravamo in grado di servirle. In questi periodi di forte richiesta sia noi che i nostri colleghi siamo stati costretti ad improvvisare con risultati scarsamente positivi e con un servizio non adeguato rispetto a quello a cui erano abituati i nostri affezionati clienti. Difficile è stato continuare a lavorare con la certezza di un servizio di basso livello che ci ha portato ad affrontare lamentele e brutte recensioni sui social e in particolare su Tripadvisor, dovute a motivi di forza maggiore e non a nostre negligenze.”
A tutto questo si sono aggiunte le problematiche della guerra come, l’aumento di tutti i costi comprese le
materie prime con picchi eccezionali per energia elettrica e gas.
“Ringraziamo i nostri fornitori storici che ci hanno supportato – conclude Francesco Testa – e ci hanno dato la possibilità di continuare a lavorare accentando rateizzazioni o pagamenti parziali, assumendo la funzione delle banche che invece non ci hanno aiutato in nessuno modo.”
Le politiche governative in questo periodo sono state confuse e poco efficaci con forti strumentalizzazioni solo a fine politico, senza pensare ai cittadini e alle imprese. Tutto è stato confuso e farcito da decisioni lampo e improvvisi cambi di direzione che ci hanno portato ad una maggiore destabilizzazione. Una regola per gli aiuti +/è risultata veramente impopolare e poco giusta: LA FAMOSA REGOLA DELLA PERDITA DEL 30% del fatturato per accedere al programma di aiuti. Questo è stato calcolato più guardando alla salvaguardia dello Stato e della Sua liquidità che alle aziende, dato che in una azienda la perdita del 20% – 25% porta serie e pesanti difficoltà. La politica ha dimostrato nuovamente la scarsa conoscenza del mondo dell’impresa e delle sue problematiche; infatti, giusto sarebbe stato aiutare tutti in maniera graduale e proporzionale alle perdite.
Vista l’abolizione della leva obbligatoria che era una preparazione alla vita da adulti, proporrei, da subito, un tirocinio obbligatorio di tre mesi, ogni anno dal primo anno delle superiori presso attività lavorative che rispecchino il tipo di studi prescelti, magari anche retribuito in parte dallo Stato e dalle aziende. Anche perché
la teoria è molto differente dalla pratica. E soprattutto per avvicinare in modo diverso i ragazzi alla vita
lavorativa dato che sono ormai senza volontà di impegnarsi e di adeguarsi alle regole aziendali o forse
sarebbe meglio dire a qualsiasi regola